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Come affrontare il grande tema dell’educazione ai media ce lo spiega Gianna Cappello, docente universitaria e presidente di MED Media Education, nello stimolante webinar realizzato dall’associazione Genitori e Figli con lo scopo di offrire, a genitori ed educatori, alcune chiavi di lettura utili il futuro, che è già presente.

Cos’è la Media Education

In modo molto chiaro, Gianna Cappello pone le basi del suo intervento partendo dalle definizioni di Media Education. La prima, di David Buckingham dal saggio Un manifesto per la Media Education, afferma che dovrebbe essere un diritto per tutti i giovani e che grazie a questa comprensione critica dei media l’individuo dovrebbe decidersi per l’azione nella società.
Nella Raccomandazione della Commissione Europea (625/2009) si esplicita maggiormente il passaggio indicando che la Media Education “è oggi considerata una delle condizioni indispensabili per una cittadinanza attiva e piena e per prevenire e ridurre i rischi di esclusione dalla vita sociale” (art. 15).

I giovani e la rete: da dove iniziare?

Spesso il tema giovani e media, o giovani e tecnologia viene affrontato con definizioni drastiche e dicotomiche che rappresentano falsi miti e ci portano a vedere la realtà con lenti distorte.
Che i nativi digitali abbiano innata dimestichezza nell’uso della tecnologia e che le generazioni più adulte non ne capiscano nulla non è scientificamente valido, è un falso mito che può impedire agli adulti di impegnarsi in responsabilità, sapienza e mediazione verso i giovanissimi, che in realtà non ne sanno quanto falsamente si presuppone.
Anche pensare che la tecnologia rappresenti il male, o al contrario solo il bene, è completamente errato e fuorviante: sono l’uso, il contesto d’uso e le motivazioni d’uso che portano a un effetto positivo o negativo. Più si sta in rete più si acquisiscono capacità e dimestichezza e nello stesso tempo si può incorrere in aspetti problematici: il punto fondamentale, sottolinea la professoressa Cappello, è minimizzare i rischi e massimizzare le opportunità.

Rischi e opportunità

Se partiamo dai dati, è chiaro che siamo tutti costantemente in rete soprattutto per un uso ludico-creativo, ma è altrettanto evidente quanto invece si possa fare in termini di partecipazione sociale, culturale, politica, di cittadinanza. Non si tratta quindi solo di prevenire o educare ai rischi, ma si deve intervenire nell’acquisizione di competenze per cogliere le opportunità che la rete può offrire. Ma non solo. La sfida è anche quella di capire che i media non sono una finestra sul mondo, ma sono una rappresentazione della realtà umana e quindi finiscono per modellare la percezione del mondo. L’educazione può fare molto, ma non tutto.

L’educazione non può bastare

Auspichiamo, conclude Gianna Cappello, il coinvolgimento delle istituzioni pubbliche affinché la rete (come l’etere) venga definita un bene pubblico universale e in quanto tale venga difesa da derive oligopolistiche e commerciali, le piattaforme social si assumano la responsabilità editoriale e venga garantita una maggiore trasparenza di gestione dei dati personali degli utenti.

L’educazione è un punto di partenza per formare nei cittadini, fin dalla più tenera età, quella comprensione critica che poi porta all’azione, che è poi quella del cittadino attivo.

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Aprire la mente è aprirsi al futuro.

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