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Nel webinar organizzato dall’associazione Genitori e Figli, Sergio Sorgi, Vice presidente di Eqwa, nonché studioso di welfare e di temi sociologici, ci ha svelato che la felicità è una scelta ben precisa, soprattutto in un momento difficile come questo in cui la crisi dovuta alla pandemia è ancora in atto. L’intervento fa riferimento al saggio Felicità cercasi, scritto da Sorgi e da Francesca Berté.

Possiamo desiderare di essere felici?

L’intervento si apre ponendoci di fronte alla realtà di quest’ultimo anno caratterizzata dalla pandemia che ha sconvolto tutto il mondo e dalla crisi lavorativa e sociale che è tutt’ora in atto. In questo scenario, il desiderio di felicità è lecito, possiamo permettercelo?
La risposta è un sì, netto e senza indugi. Pensare alla felicità e agire di conseguenza è una scelta che consapevolmente dobbiamo fare per cercare di disegnare un futuro migliore del presente: una vita senza progetti, chiarisce Sorgi, è una vita triste.

La percezione della felicità

Ma cos’è la felicità? C’è un’opinione che sembra mettere d’accordo la maggior parte degli studiosi: la felicità è quando il divario tra ciò che vorremmo essere e ciò che siamo è minimo.
Non a caso, dopo il picco negativo di infelicità situato tra i 55-57 anni, in cui viviamo il divario massimo, facciamo pace con noi stessi e aumentiamo la nostra autopercezione di felicità.
È possibile quindi scendere in campo perché la felicità non è attesa ma azione e richiede una conversione del proprio modo di pensare, di rileggersi e comportarsi.
In questi anni, l’Italia, rispetto agli altri Paesi europei, vive un crollo verticale rispetto alla felicità perché si ha la percezione che le cose vadano sempre un po’ peggio. Al contrario, nei Paesi in cui si sta peggio ma sembra ci sia un miglioramento, la percezione della felicità è più elevata.

Le condizioni basilari: benessere, relazioni, futuro

Come ben sappiamo la pietra magica per essere felici non esiste ma, rivela Sorgi, ci sono però alcune condizioni che possono facilitare il cammino: il benessere, le relazioni, il futuro.
Parlare di benessere significa guardare alla persona nel suo complesso, perché il vero ben essere deriva dall’equilibrio di tutti gli indici dei protocolli internazionali che spaziano dalla salute all’ambiente, dal lavoro all’istruzione, dalla cultura all’innovazione.
La seconda componente della felicità è rappresentata dalle relazioni: in quanto esseri sociali, le ricerche dimostrano che chi ha 5 o più veri amici vive di più, si ammala di meno, ha percorsi di vita migliori. Rispettare gli altri donando loro tempo, fiducia e affetto allunga la vita, dati alla mano. Ma non solo individualmente, è bene tenere presente che anche le fondamenta della società si basano sulla fiducia tra istituzioni e cittadini.
C’è poi il futuro, che insieme a benessere e relazioni compone la formula della felicità.
Il futuro sembra invisibile, ma tutto quanto facciamo è legato al futuro. Per affrontarlo al meglio, lasciando perdere pessimismo e malinconia, dobbiamo saggiamente lasciarci guidare dall’immaginazione: desiderare e pianificare quel che vogliamo raggiungere è una strada che porta felicità.

Immagina per essere felice

L’immaginazione, a disposizione di tutti, è la chiave per rimetterci in cammino, per inserire nuovamente nella nostra mente e nella nostra vita una progettualità rivolta al futuro e portatrice di felicità. Cosa dobbiamo fare?

Occorre desiderare, conclude Sorgi, per recuperare il senso del fine ma anche quello del percorso perché ogni progetto di vita racchiude un segreto che è svelato passo dopo passo.

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Aprire la mente è aprirsi al futuro.

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